Romanzo del 1977 nel quale per la prima volta Don DeLillo affronta il tema del terrorismo. “Tutti i miei romanzi hanno un elemento di confusione e di violenza, un senso del pericolo moderno,” spiega in un’intervista a Fernanda Pivano del 1988 in occasione dell’uscita di Libra, il best seller che racconta l’assassinio di John Fitzgerald Kennedy, “parlano di protagonisti che vivono ai margini di un momento pericoloso, in un mondo di ambiguità, guidato da una segreta manipolazione della storia”.
Spesso DeLillo racconta le ossessioni, le manie, le paure della società americana e della loro mitizzazione a fini propagandistici. In lui c’è un tentativo di smitizzazione attraverso la satira, con una scrittura frammentata e rapida, che lo trascina in un’atmosfera apocalittica (in quei tempi si viveva nell’incubo della guerra nucleare tra le superpotenze) e lo avvicina agli scrittori sperimentali postmoderni.
La convinzione di Don DeLillo che i sistemi di energia della fisica possano essere connessi a sistemi di pensiero della metafisica, entrambi tesi a creare l’illusione di un universo ordinato, lo hanno fatto accomunare a Thomas Pynchon e a Paul Auster, scrittori post moderni il cui sodalizio non è soltanto artistico ma anche basato su una forte e sincera amicizia.
Giocatori racconta la vita di Lyle e Pammy, una coppia sposata di yuppies newyorkesi, annoiati nella loro vita coniugale e lavorativa. Per sfuggire alla noia Pammy va a fare un viaggio nel Maine con una coppia omosessuale e diventa l’amante di uno di loro che alla fine si suicida. Lyle, agente di cambio che ha assistito all’assassinio dell’amico George nell’ingresso della Borsa di New York per mano di un terrorista, comincia una relazione con Rosemary, segretaria di un collega, e trova nella sua casa una fotografia in cui la donna è ritratta con l’amico assassinato e l’assassino. Si lascerà coinvolgere dal mistero e diventerà agente segreto nella doppia versione di cellula terrorista e informatore dell’FBI.
Per capire l’intrico della trama, meglio affidarsi alle parole di DeLillo rilasciate sempre a Fernanda Pivano: “Questi due personaggi non hanno interesse in se stessi: sono interessati ad altre due persone ma non a se stessi; per questo cercano una doppia vita, una vita sola non è abbastanza per loro. Così ci sono due trame segrete: quella di Lyle e dei terroristi e quella di Pammy e della sua storia d’amore segreta. C’è un tema centrato sul doppio: il libro si raddoppia in se stesso, contiene una struttura circolare”.
Uno degli aspetti narrativi di maggior rilevanza in questo romanzo è quello del dialogo. Attraverso questa tecnica l’autore ha modo di enfatizzare il suo senso dell’humor, la sua intelligenza narrativa, il suo stile incantatore. È il dialogo, quello banale, quotidiano tra i vari personaggi, che ha un grande fascino perché DeLillo lo ha realizzato con la massima cura: “Il piacere sensuale della banalità era un argomento degno della ricerca più approfondita”, dice. Con il dialogo l’autore modella la realtà della storia, abilissimo nell’utilizzare le frasi tronche e la frammentazione verbale tipica del romanzo post-modernista americano.
Sempre in un’intervista a Fernanda Pivano, DeLillo, in merito alla particolare cifra stilistica del romanzo, dichiara: “Per me scrivere significa cercare di realizzare un linguaggio interessante, chiaro, bello... Il lavoro sulle frasi e sui ritmi è probabilmente la cosa più soddisfacente che faccio come scrittore. Secondo me, a un certo punto, lo scrittore può cominciare a conoscersi attraverso il suo linguaggio…. Nel corso degli anni riesce possibile a uno scrittore prendere forma come essere umano attraverso il linguaggio usato… Naturalmente questo è una campo misterioso e soggettivo”.
In Giocatori c’è anche una trovata strutturale interessante e originale. Il romanzo ha un prologo e un epilogo che potrebbero essere dei racconti a parte. In un intervista a una rivista americana DeLillo ha spiegato il prologo intitolato Il film: “Scrivere significa tentare di far procedere l’arte… procediamo a piccoli balzi. Tutti i personaggi principali, sette, sono introdotti in modo astratto. Non hanno nomi. I loro rapporti non sono sempre chiari. Sono su un aereo, guardano un film, ma tutti gli altri sedili sono vuoti. Sono isolati, al di sopra del racconto, in attesa di essere nominati. È il romanzo in miniatura. Possiamo chiamarla narrativa pura nel senso che i personaggi sono stati momentaneamente separati dall’apparato della narrazione. Sono ancora idee, forme vaghe.”
Il prologo contiene un tema caro a DeLillo: l’indifferenza, la noia, una certa inconsapevolezza con cui i personaggi vivono la loro esistenza demotivata da ambiguità non risolte, personaggi come “gente ridicola che fa cose orribili a persone totalmente sciocche”.
Secondo lo scrittore americano John Updike: “Don DeLillo, come si diceva di una volta degli atleti, ha classe, – dichiara in un’intervista per il New Yorker – è originale, versatile, minuzioso. Dedica ai fenomeni umani la matematica oggettiva e le minuzie spaziali delle particelle della fisica. Nella nostra vita quotidiana intricata, della tecnologia, legge le sinistre ambiguità, la fluttuante bruttura della recente storia d’America.”
Per il finale occorre affidarsi sempre alle belle parole dell’autore:
“Secondo me la mia opera è sempre stata ispirata dal mistero;
la risposta finale, se esiste, è fuori dalle mie pagine.
I miei libri hanno sempre un finale aperto.
Forse è il mistero a ordire le mie storie, più dell’occulto,
dentro e fuori delle mie pagine”.