Le figure in bianconero direttamente dipinte nelle pareti del Museo Novecento di Firenze

Paolo Orsini • 26 agosto 2024

La cifra linguistica dell’artista napoletana MP5,

incisiva e radicale, è difficile da dimenticare.

Residente a Roma, MP5 ha studiato scenografia teatrale a Bologna e animazione alla Wimbledon School of Art di Londra. Le sue immagini. che rimandano all’arte classica, sono realizzate con una visione critica e politicamente impegnata nella realtà sociale di oggi, soprattutto verso tematiche inerenti corpi e genere.

Proveniente dalla scena artistica underground e dalla controcultura europea, ha esposto le sue opere in vari musei e gallerie in tutto il mondo. Ha realizzato opere pubbliche in Europa, Asia e Stati Uniti. Dal 2018 al 2023 con Alessandro Michele ha curato la campagna globale per la Gender Equality Chime for Change di Gucci. Nel 2021 ha collaborato al progetto Movimento-Immagine con il coreografo e performer Alessandro Sciarroni. Dal 2018 ha lavorato con Michela Murgia e Chiara Tagliaferri al progetto editoriale Morgana. Sono sue le immagini simbolo del movimento Non Una Di Meno.

La Terza Dimensione è una serie di opere site-specific per il Museo Novecento in collaborazione con Sergio Risaliti e Jacopo Gonzales, suddivisa in due sezioni. La prima è una sequenza di figure in bianco e nero che occupano le pareti circostanti il chiostro delle ex-Leopoldine. Presentate in piedi e frontalmente una a fianco dell’altra, sembrano sospese e solenni in una sorta di limbo spaziale e temporale.

Nel loggiato al piano superiore, l’insieme dei disegni si trasforma in una coreografia a nastro intrecciato di figure legate le une con le altre che si sfiorano, si abbracciano, si baciano. Un desiderio di affettività che si dipana in un continuum di dolcezza e sincerità, senza limitazioni, vergogna, imposizione.

Una terza dimensione quella del titolo che forse è un rimando al Rinascimento, di cui Firenze è stata il vivaio, o che invece proprio qui a Firenze vuole trasformarsi e rifondarsi in una nuova prospettiva non più antropocentrica e patriarcale ma trans-genere che possa riconoscere, includere e agire tutte le soggettività. 

Una coreografia di corpi, un fregio classico che per dimensioni ricorda gli affreschi michelangioleschi sulla volta della Cappella Sistina.

I corpi da statici diventano campi dinamici, che si aggrovigliano mettendo in scena un movimento che restituisce la potenza dell’incontro fisico, della vicinanza, dell’esplorazione della propria soggettività e dei desideri più profondi, oltre l'interdetto e il rimosso. Sapere che ognuna di queste figure e di questi gesti è parte di un archivio di immagini estratte dalla filmografia porno ci fa capire come al centro della visione poetica di MP5 ci sia la bellezza del desiderio, la sacralità della soggettività e del suo corpo, la potenza dolce dell’amore che annulla la distanza tra ciò che è umano e ciò che è divino. I corpi eterogenei di MP5 non parlano di consumo sessuale ma di erotismo e di affettività, di un nuovo ordine amoroso costruito da relazioni non omologate e non sottoposte, consciamente o inconsciamente, al regime punitivo dei condizionamenti sociali e culturali.

Il mio sogno, e penso quello di molte persone, è di riuscire a usare un linguaggio che non debba per forza attenersi a un pronome, femminile o maschile che sia” – racconta MP5 al quotidiano La Stampa. “Mi è sempre piaciuta l'idea di non esistere come corpo ma solamente come soggetto agente e attivo, e quindi di non definirmi in nessuna maniera. Anche il mio nome è uno statement, in questo senso. Cerco di stare al mondo fisicamente, per quanto posso, utilizzando alcune piccole accortezze”.

Le mie idee politiche, come tutte le mie esperienze, si riflettono nell'opera – dice – ma ciò non significa che l'opera debba essere politica. Il processo di realizzazione di un'opera è un processo principalmente ego-riferito. È bellissimo, e per me è un grande onore, che i miei lavori vengano utilizzati per dei fini che reputo nobili. Una volta mi è stato detto da due ragazze: "Questi disegni non sono più i tuoi, sono i nostri". Ho pensato che fosse proprio così. È una soddisfazione immensa quando la tua opera va al di là di te e diventa un lavoro collettivo”.

Nelle lunghe composizioni orizzontali di MP5 gli individui rappresentati si offrono nudi allo spettatore, fermi di fronte alla loro esistenza, o cristallizzati in momenti di condivisione intima ed emotiva: un bacio, un abbraccio, un contatto carnale. “Nella mia carriera ho disegnato modelli, amanti, amici. Anche il mio corpo. Ma la plasticità perfetta l'ho trovata nella pornografia. Scandagliare ogni frame di un film hard per trovare il fermo immagine giusto è un lavoro di costanza e precisione. Nella mia ultima installazione, realizzata per il Museo Novecento di Firenze, tutta la costruzione del loggiato viene da film porno”.

La sua pratica non accetta facili definizioni, non pretende iscrizioni a generi e a scuole, piuttosto abbraccia l’idea di un linguaggio aperto e inclusivo che con dolcezza e raffinata poesia rifiuta compromessi e addomesticamenti. Un linguaggio di sofisticata cultura visiva che raggiunge il cuore e fa comunità, parla alla moltitudine e mette in scena la sensualità dell’intimità, l’erotismo della differenza esibita con naturalezza e senza pudore. È in questo manifestare che va ricercata l'essenza del lavoro di MP5 e la sua rilevanza in una contemporaneità per la quale il corpo rappresenta un argomento di infinito dibattito.

Le parole dell’artista MP5 sono riprese dall’intervista che ha concesso al quotidiano “La Stampa” pubblicata il 23 agosto 2024

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