L’arca di Noè, l’ultimo romanzo di Enzo Fileno Carabba
Quella del diluvio è la storia universale
umana più antica del mondo

Una storia che indaga il rapporto tra viventi, tra animali ed esseri umani. È stato Noè a condurre gli animali sull’arca o sono stati gli animali a suggerire a Noè di accatastare una massa enorme di legna e di costruire l’arca? Perché hanno fatto questo? Perché tutto quello che abbiamo costruito può essere distrutto in un attimo dagli elementi naturali, ma anche dalla nostra dissennatezza.

Ecco perché questa di Enzo Fileno Carabba è una storia di distruzione ma anche di speranza. La parabola dell’arca insegna agli esseri viventi il modo di rinascere dai loro errori, sempre che essi stessi se ne accorgano e lo vogliano. Troppo spesso il riscatto dai propri fallimenti non avviene, per pigrizia o ignoranza.

Questo libro ci insegna a come sopravvivere ai diluvi dei nostri fallimenti. Ecco perché è un avvincente romanzo che parla del passato ma nella chiave della modernità. Come dice Borges “si era, come sempre, alla fine del mondo” ma quando l’uomo rischia di sprofondare, ha la possibilità di aggrapparsi alla sua intelligenza e al suo spirito per non essere trascinato via dalle acque del diluvio.

Quella di Noè è una delle narrazioni che si trovano in tutti i testi fondamentali per la storia dell’umanità: dall’epoca mesopotamica di Gilgamesh, alla Bibbia e al Corano. Ha ispirato le leggende di tutti i popoli in tutti i luoghi, dall’India alla Cina, dall’antica Grecia al Sudamerica, alla Scandinavia.

Non è soltanto una storia del passato ma, come dice Enzo Fileno Carabba, è anche una storia del futuro perché esiste in molti libri profetici. Questo invece è un libro del presente, un romanzo, cioè una fiction dove, avverte l’autore, “ogni riferimento a fatti realmente accaduti è da ritenersi casuale ed anzi malvisto”.

Noè percepisce da alcuni segni, sovrannaturali o naturali o le due cose insieme, a seconda di come la si vuole intendere, che ci sarà un disastro enorme. La storia pertanto può essere interpretata come naturale ma anche sovrannaturale, oppure anche in chiave ecologica perché il disastro è ambientale, oltre che umano.

Noè, dopo la percezione di questi segnali, si mette ad accatastare un’enorme quantità di legna. Noi oggi sappiamo che il diluvio universale arriverà davvero, ma dobbiamo immaginare che, per i contemporanei di Noè, quello di accatastare legna per costruire una nave, lontano dal mare, appare come un gesto insensato, asociale. Per Enzo Fileno Carabba il gesto insensato è affascinante, perché porta alla salvezza, fisica o morale, a seconda dell’interpretazione, razionale o spirituale.

Anche i familiari, in particolare la moglie Naama, assecondano Noè per gentilezza nel suo gesto insensato. La grande fila degli animali che avanzano in coppia verso Noè e la sua arca, è stata un’immagine che ha affascinato l’autore fin da bambino.

Poi comincia a piovere. Che cosa voglia significare questo diluvio non si sa, è un momento di crisi, di confusione, di smarrimento, è la perdita dei punti di riferimento che porta infine all’ingiustizia. Questo è il tema profondo del libro, nella cui trama comunque piove davvero.

L’acqua ha sommerso il mondo, anche le cime dei monti, ma l’arca galleggia, non ha una rotta stabilita, non ha un timone, è come un grosso seme, un’enorme noce di cocco che galleggia nell’oceano Pacifico.

L’interno dell’arca è più complesso di quanto si creda, perché trasporta una grande varietà di vita, ha delle potenzialità incredibili e a volte invisibili. Qui il racconto di Enzo Fileno Carabba si fa più emozionante perché svela, con maestria letteraria e spesso con ironia, tutte le potenzialità relazionali tra esseri viventi che l’arca contiene in sé.

Anche Noè è personaggio più complesso di quanto si pensi, ha comportamenti variabili, a volte tempestosi, reazioni imprevedibili. Noè poi lo si può leggere anche come rappresentazione non di una persona sola, ma di una generazione o addirittura di un insieme di generazioni. Oppure, allargando ancora di più la visione, come suggerisce Enzo Fileno Carabba senza dirlo apertamente, di una cultura che ha salvato ciò che doveva essere salvato, così come l’arca è un contenitore di linguaggio che ha permesso a queste generazioni di salvarsi.

La leggenda racconta che il dolce più antico dell’umanità sia stato inventato da Noè: le acque non si erano ancora ritirate e quindi nessuno poteva scendere a raccogliere cibo per esseri umani e animali. Siccome non c’era più nulla da magiare, Noè fece raccogliere tutto ciò che c’era di commestibile dentro l’arca e fece fare un dolce che distribuì a tutti. La ricetta originale non la conosciamo, ma lo possiamo considerare come un simbolo di salvezza e di speranza.

Le foto sono relative alla presentazione del libro L’arca di Noè di Enzo Fileno Carabba pubblicato da Ponte alle Grazie avvenuta il 28 marzo 2025 al Wanda Caffè di Firenze. Accompagnamento musicale di Pietro Carabba e distribuzione del Budino di Noè da parte della chef Enrica Della Martira del Caffè Wanda.